In pratica il corpo dell'operatore Reiki si comporta come un trasformatore di energia, che capta le onde elettromagnetiche presenti nell'aria di frequenza molto alta (ad esempio quelle comprese nella gamma degli ultravioletti e nella luce visibile) trasformandole in onde con frequenza più bassa ma che penetrano più facilmente i corpi. Tali onde vengono incanalate attraverso la testa e le braccia, per uscire dalle mani in una frequenza compresa tra quelle biocompatibili, la stessa frequenza degli organi sottostanti le mani.
Perché allora dalle mani dell'operatore Reiki non esce anche luce visibile, ma solo radiazioni infrarosse? Anche questo fenomeno è spiegato da leggi fisiche ben note: più di un secolo fa era nota la regola di George G. Stokes secondo cui la frequenza della luce emessa da una sostanza luminescente non può essere maggiore di quella della luce incidente. La teoria dei quanti di Einstein riuscì a spiegare questo risultato, con la cosidetta "Legge della fotoluminescenza", secondo la quale "se la sostanza fotoluminescente non va considerata sorgente continua di energia, l'energia di un quanto di energia emesso non può essere, in base al principio della conservazione dell'energia, più grande di quella di un quanto di energia incidente..." che in pratica vuol dire che le onde elettromagnetiche, quando attraversano una sostanza che non sia essa stessa sorgente autonoma di energia (il corpo umano non lo è) devono per forza uscire con una frequenza minore. Siccome noi siamo compatibili, in ordine di frequenza, con la luce visibile, gli infrarossi corti e quelli lunghi, per forza nelle emissioni del reikista la luce visibile non ci sarà (sarà trasformata in infrarossi, che hanno frequenza minore).
E' interessante notare come le cure basate sull'irradiazione del paziente con onde elettromagnetiche biocompatibili, prodotte da appositi macchinari, inizino ad essere usate negli ospedali (da non confondersi con le radiazioni di frequenza superiore all'infrarosso, le così dette radiazioni ionizzanti, utilizzate da tempo in medicina come terapia antitumore od altro). Nell'Ospedale Molinette di Torino in particolare è in funzione una macchina di questo tipo per il trattamento delle più varie patologie: dall'artrosi, coxartrosi, meniscosi, alle fratture ed all'insonnia cronica. Una verifica sperimentale effettuata su 706 pazienti per saggiare il grado di efficacia della cura mediante onde elettromagnetiche ha rilevato nel 97% dei casi una risoluzione della sintomatologia che è rimasta stabile ai controlli a distanza di sei mesi della cessazione della terapia (1). Un analogo studio è stato portato a termine nel 1998 dall'Università di Bologna sulle patologie del rachide, con risultato positivo nella stessa percentuale di casi (2).
La corretta regolazione di tale macchinario è molto problematica, perché ogni organo e patologia richiede una lunghezza d'onda diversa, da calcolarsi molto precisamente per avere effetti terapeutici. Da qualche anno sono in commercio versioni molto più semplici, con un prezzo relativamente accessibile anche ai privati e che funzionano egregiamente: personalmente ne uso una in aggiunta al Reiki (ad es. la notte, mentre dormo) e ne ho tratto beneficio, ma il Reiki per il momento rimane più efficace delle sue imitazioni, soprattutto per la sfera psicologica.
Un sentito ringraziamento al Dott. G. Careglio, reikista appassionato e fisico ricercatore di grande esperienza, senza la cui collaborazione sarebbe stata impossibile la redazione di questo capitolo.
Dott. G. Careglio: titolare di numerosi brevetti industriali e pubblicazioni scientifiche, ha lavorato fino al 1970 come ricercatore nella divisione Ricerche Fisiche ed Esplorative della 3M (Minnesota Mining Manufacturing) nel campo delle radiazioni ionizzanti e della luce visibile. Dal 1970, presso la Wabco Westinghouse di Torino, si è occupato di ricerche sulle onde elettromagnetiche non ionizzanti; attualmente è consulente e specialista di compatibilità elettromagnetica per apparecchiature industriali. Ultimamente ha esteso le sue ricerche alla biocompatibilità elettromagnetica, cioè agli effetti biologici conseguenti all'esposizione umana ai campi elettromagnetici.
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