Il Reiki è strutturato in quattro gradi
Questi quattro livelli di apprendimento, rappresentano il percorso che lo studente o praticante Reiki deve compiere per interiorizzare interamente il sistema Reiki.
Ad ogni livello corrisponde un " rito di passaggio "; in occidente, tali riti vengono definiti : "iniziazione","armonizzazione", oppure "attivazione".
In Giappone, la stessa procedura del rito di passaggio, viene chiamata "Reiju" ossia ,benedizione o trasmissione dello spirito. Tuttavia, tra il metodo orientale e occidentale , ci sono delle differenze sostanziali ,manifeste nell’intento con le quali esse vengono trasmesse.
In occidente la procedura del rito di passaggio, viene eseguita ogni volta che lo studente accede al livello superiore di apprendimento ; mentre in oriente Reiju, viene ricevuto ogni volta che i praticanti Reiki si incontrano con il proprio maestro per praticare .Tale differenza contraddistingue i due metodi di apprendimento, riflettendosi nella formazione personale e professionale degli operatori nelle due differenti culture.
Infatti in Giappone , il Reiki viene visto più come un percorso a " lungo termine ", durante il quale si susseguono incontri regolari con il proprio maestro, i quali consentono allo studente ,di entrare sempre di più nell'essenza del sistema Reiki. Per cui " l'approccio e il fine " , assumono una valenza più interna ,ciò è facilitato anche dalle intrinseche attitudini e peculiarità culturali e religiose tipiche dell' oriente.
Mentre l'approccio occidentale al Reiki è più pragmatico, proponendo il tutto in un incontro, rappresenta una vera full immersion dove viene curata principalmente la parte pratica (le tecniche relative ai vari trattamenti) , alla quale di solito non segue nulla e lo studente procede generalmente con il metodo " fai da te" .
Purtroppo ,ciò che ne deriva è la difficoltà nella comprensione del Reiki nel suo significato più profondo e misterioso.
Confrontando i due approcci da vicino notiamo che : nello Shoden (1°livello), in occidente si da enfasi alla parte relativa ai trattamenti fisici.
Poichè il primo livello corrisponde e coinvolge la sfera "fisica" , l’intento perseguito è quello di portare attenzione al proprio corpo ed al suo funzionamento, mantenendolo in salute attraverso l' esercizio dei vari "Kata" (tipi di trattamento).
Mentre in Giappone, lo Shoden corrisponde all’ingresso nel proprio mondo interiore.
Infatti le varie tecniche insegnate, hanno l’intento di sviluppare la sensibilità psichica del praticante affinchè esso possa essere in grado di percepire i movimenti del Ki ed i suoi Hibiki .
Tecniche come " Hatsu Rei Ho, Reiji e Gassho ", aiutano il praticante a raggiungere tale intento , ma non è abilitato ad effettuare i trattamenti .
Da ciò si evince sostanziale differenza che contraddistingue i due metodi di apprendimento e la conseguenziale differenza esistente nella formazione degli operatori nelle due culture.
Nell' Okuden (2°livello) in occidente, il praticante, viene messo in contatto con la sfera mentale ed emozionale ,attraverso i tre simboli, (chiavi energetiche o piani di consapevolezza), inseriti durante l’attivazione energetica nell'Aura dello studente.
A questo punto il praticante ha la possibilità di riconoscere e comprendere quanto i proprio processi mentali abbiano una forte influenza sul piano emozionale e di conseguenza su quello fisico.
L’ Ego durante questo livello viene esaltato per essere compreso a pieno ; elementi come : il potere e la paura sono dominanti durante questa fase , la quale apporta una nuova e profonda consapevolezza.
In Giappone l’ Okuden (Insegnamento profondo), è suddiviso in due sottolivelli : Zenki e Kouki.
Nel primo vengono insegnate tutte le tecniche atte a trattare l’altro (Chiryo), mentre nel secondo vengono passati i tre Kotodama (Suoni sacri o mantra), che servono al praticante a richiamare a sè delle vibrazioni particolari per aiutarlo ad entrare in determinati stati di coscienza espansa. L’insegnamento profondo che viene favorito è quello della consapevolezza che precede l’intento ultimo del Reiki : " l' unione del Ki (l’energia personale) al Rei (l’energia universale) .
Lo Shinpinden (3°livello A ) in occidente, fa accedere il praticante Reiki al livello spirituale. Infatti durante la procedura di attivazione viene passato il simbolo del maestro il quale, serve a connettersi con il mondo spirituale mettendosi a disposizione di esso.
L’abbattimento dell’ego a questo livello è la prova più ardua, l’Amore Universale, ed il bene comune dovrebbero prendere il posto dei propri interessi e desideri egoici.
Solo negli ultimi anni in occidente tale livello è stato suddiviso in due (3a e 3b ) .
Nel primo ( 3a ) , si viene attivati al fine di favorire la propria crescita spirituale senza essere abilitati all’insegnamento.
Mentre nel livello Shinpinden (3b ), si riceve l'abilitatazione all’insegnamento e in tale sede, vengono mostrate le procedure di attivazione.
In Giappone lo Shinpinden (insegnamento Misterioso), mette il praticante davanti ai misteri spirituali della vita, evidenziando come essi possono avere un influenza benefica sulla loro esistenza e su quella degli altri.
Il livello ShiHan (Maestria), è riservato a coloro che vogliono divulgare ed insegnare il sistema.
Usui Sensei disse che avrebbe lasciato tale livello aperto a tutti coloro i quali lo avrebbero superato in bravura, stimolando cosi nel praticante l’impegno a fare meglio del suo maestro naturale. (Uccidi il tuo maestro)
L’intento più profondo di questo livello, è quello di far emergere dal proprio essere la "grande luce splendente" che illumina il mondo " ; il conseguimento del "Satori " (illuminazione), rappresenta l'obiettivo da perseguire .
Sensei Mikao Usui (Il fondatore del sistema Reiki), aveva invesitito tutta la sua vita alla ricerca di tale stato di illuminazione che raggiunse solo poco prima della sua morte. La ricerca del grande mistero spirituale della vita risiede nell’auto realizzazione e nella ricerca dell’ Anshin Ritsumei (Assoluta Pace Interiore).
Si comprende a questo punto del percorso , che tutte le precedenti strutturazioni erano funzionali per arrivare alla grande verità ossia, al "Dai Ko Myo" (Grande luce splendente), il quale invita l’essere a trascendere e ad abbandonare tutto . (destrutturazione )
Vorrei concludere dicendo che mentre il percorso occidentale è un po più incentrato sulla guarigione fisica e i percorsi formativi sono brevi ed intensi, l’approccio giapponese punta sopratutto sul percorso interiore, il quale prevede una formazione a lungo termine.
Senza voler sminuire in alcun modo l’approccio occidentale, personalmente trovo che l'approccio giapponese sia più completo .In qualità di master ritengo che tali precisazioni possono avere delle valenze teorico tecniche interessanti per i maestri che si applicano nel migliorare il reiki ,giorno per giorno con il loro lavoro ed impegno.
Come ho detto già molte volte, essere maestro non è un privilegio ma una grande responsabilità che va affrontata quotidianamente, per essere in grado di offrire il meglio a coloro che si affidano a noi con l’intento di apprendere questo meraviglioso sistema di auto realizzazione.
Graziano Scarascia
Nessun commento:
Posta un commento